lunedì 29 novembre 2010

Tango - Eros e Thanatos

A dire il vero non è proprio recente questo quadro...
E' nato quasi per caso Tango...
Succede quando il supporto porta già con se dei suggerimenti: io mi limito semplicemente ad ascoltarli e seguire la strada che mi indicano.
Traccio uno spazio bianco in mezzo a questo pannello telato con un rullo da imbianchino ma una goccia cade fuori...allora prendo un pennello grosso e lascio che le setole si imbevano della stessa liquida tinta.
Mescolo questo latte come se dovessi berlo.
Poi faccio la cosa più divertente del mondo: schizzo il latte dappertutto, come fanno i bambini cattivi.

Mi ritrovo il pannello telato squarciato da uno spazio bianco che, accostato alla tinta bruna del supporto richiama il rosso del sangue. Ed essendo sangue, come il latte, è liquido, per sua natura non sta fermo ma cola e schizza: ci accorgiamo di esso quando fuoriesce da qualcosa, quando è in movimento. Smettiamo di riconoscerlo quando è coagulato.
Quindi è lo stesso sangue che mi chiede di essere lasciato colare sul supporto come a formare ferite, fiumi , torrenti e rigagnoli. Fino a terra.
Le linee frastagliate sono poi accompagnate da ulteriori schizzi, più densi, più corposi, più vitali. Congelo u attimo, un pò come se avessi fotografato un'esplosione. La pittura si salda al supporto, vi si aggrappa lasciando libera l'acqua di evaporare, non coagula come il sangue che "muore" e smette di colare.
La pittura si sostituisce a quest'ultimo simulandolo in eterno.

E mi ritrovo quindi uno spazio bianco in mezzo al supporto dilaniato da linee di alberi morti tratteggiati con sangue vivo. Perché i fiumi, i torrenti e i rigagnoli diventano alberi capovolgendo il quadro...nel momento in cui il sopra diventa sotto, solo allora la colatura cambia, si reinterpreta e diventa lo scheletro di un'intera foresta senza foglie.

Tinta bruna, bianco e rosso. Il nero si aggiunge da solo.
Da quel nulla materico fuoriesce una figura, una donna e il suo gemito. Il mio compito consiste nell'estrarla dalla mia visione e riportarla in mezzo al quadro.
Questa è la storia di Tango.
Ma perché Tango? E' tra le danze, quella più sensuale. Ma è anche una lotta.

Esattamente come l'amplesso sessuale.

Esattamente come lo scontro tra uomo e donna.

Esattamente come l'incontro di due ballerini.

La schiena della donna è inarcata, la testa all'indietro: è in preda a quella dionisiaca sensazione/esaltazione di cui tanti si vergognano a pronunciarne il nome

Orgasmo


Tutto l'insieme mostra un confine, labile, tra il parlar d'amore e di morte mi ha spinto a trovare un sottotitolo o un doppio titolo, Eros e Thanatos, Amore e Morte.

Poi vabbeh...ci si è messo anche il caso.. o meglio...un bambino.... ha guardato il quadro mentre lo dipingevo (perchè l'ho finito in piazza) e mi ha detto "se lo guardi a testa in giù vedi un teschio"...

Questo quadro, assieme a "Whats' the problem" e "David e Gionata", sarà ospitato da "New Coffee" in via Nazionale Piemonte (inizio Corso Ricci) a Savona da martedì 15 a domenica 20

Dipingendo in piazza

sono stata chiamata a partecipare ad un'iniziativa carina. Si tratta sempre di fare beneficienza al santuario della Madonna delle Grazie che ha bisogno di restauro ma è anche un'occasione per farsi della pubblicità...Non solo: è la prima volta che sono a stretto contatto con gli artisti di Cairo!

L'iniziativa consiste nel produrre opere dal vivo, mostrando agli interessati il nostro lavoro. Queste opere saranno messe in vendita e il ricavato verrà devoluto al Santuario.
E' cominciata domenica 14...io ho cominciato invece lunedì 15...

Le foto sono di ieri

La gradinata ad anfiteatro di fronte al Palazzo di Città a Cairo Montenotte




La postazione di Luigi Pretin


Nato da un consiglio... Ange de Lune Noire



New entry: Drummer bleeds too - si ringrazia sentitamente Drummerina (la modella)


La postazione di Francesco Jiriti...


e quella di Mario Capelli, detto "Steccolini"

E' ovvio che in mezzo a tutti questi artisti rinomati non posso che interpretare la parte dilettantistica della manifestazione... ancora di più credo che questa sia un'occasione da non sprecare!

Per chi volesse vedere con i propri occhi cosa si produce, potete trovarci davanti al palazzo di città in piazza della Vittoria a Cairo Montenotte dalle 15 alle 19 ancora oggi, domani e domenica dal mattino!

mercoledì 17 novembre 2010

Arte....sociale...

Esiste davvero un'arte che possa essere ritenuta sociale?
I maestri del 1800 ci hanno insegnato molto sull'arte di denuncia, su quel modo di Fare Arte, cioè, che mantiene un occhio di riguardo sulle problematiche del proprio tempo.
La scuola realista in particolare (i mastri Courbet , Millet e Daumier su tutti), ma non solo (i puntinisti come Pellizza da Volpedo, personaggi unici come Vincent Van Gogh o addirittura Picasso), hanno "dato alla luce" capolavori che sono veri e propri esempi di come anche l'arte visiva, in questo caso particolare la pittura, abbia una grande forza sociale. Tale forza sta nella comunicazione che manda.
Oggi questa comunicazione è stata soppiantata da altri mezzi più immediati, più diretti e più democratici, che sono i mezzi di stampa e le telecomunicazioni.
Questi sono i primi comunicatori alla società e come tali hanno un certo obbligo morale nei confronti della stessa, che rispettano parlando alla Società denunciandone i problemi.

L'arte visiva, quindi, sembra esonerata da questo obbligo.
In realtà, l'anima "realista" (nella sua accezione artistica storica) non si è mai esaurita, ha trovato nuovi adepti e nuove forme di rappresentazione (fotografie, installazioni e sculture in primis).

il mio operato non può essere minimamente sperare in un confronto con i nomi fatti sopra (e nemmeno a quelli sottintesi), e non li ho nominati per competervi. Questa è comunque l'introduzione a due miei lavori...

Relatively Lucky/Unlucky


dimensioni: 50 x 70 cm
supporto: cartoncino tipo bristol
tecnica: mista (carboncino su carta pane + collage)
anno:2010

Il ritratto sofferente di un bambino africano su un pezzo di carta che ha la forma del continente che l'ha visto nascere, è incorniciato (o meglio circondato) da immagini fotografiche che riportano due realtà: quella di un mondo definito "sviluppato"e uno ritenuto "sotto sviluppato".
Ma se queste immagini vengono guardate con più attenzione, ci rendiamo conto che la nostra idea di sviluppo è assolutamente distorta




Come può ritenersi sviluppato, evoluto un mondo come il nostro, in cui sputiamo sulla Terra che ci ospita e ne sprechiamo le risorse?
E' davvero sviluppato il nostro mondo, se per intrattenerci osiamo scimmiottare le condizioni di precarietà tipiche del mondo ritenuto da noi sottosviluppato?
Il titolo, inoltre, vuole spingere lo spettatore ad un'ulteriore considerazione: si parla di fortuna e di sfortuna, due condizioni assolutamente relative!
Ciò che per noi può essere definita "sfortuna", per alcuni potrebbe essere definita un'immensa fortuna.
Mi preme sottolineare che la citazione a due delle piaghe occidentali per antonomasia (obesità e anoressia) non è fatto con tono accusatorio nei confronti di chi soffre di questi mali; è solo una considerazione basata sulla realtà dei fatti: da un lato la povertà più estrema costringe intere popolazione alla fame/ dall'altra, fattori che sono ancora oscuri per il 70%, hanno causato l'insorgere dei cosiddetti DAP, disturbi alimentari psicogeni o comunemente detti disturbi del comportamento alimentare.

La tecnica utilizzata è mista: grafite, creta bianca e vinavil su carta pane per il ritratto del bambino e collage su cartoncino tipo bristol per il fondo.

Cambiando argomento, ecco un'altro quandro

BURMA



Protagonista indiscussa di questo elaborato pittorico è naturalmente Aung San Suu Kyi, il suo stato di prigionia e il desiderio che mezzo mondo ha espresso di vederla libera. Finalmente, dopo ben 20 anni di prigionia la leader della Lega Nazionale per la Democrazia in Birmania e del movimento non-violento è stata liberata.

L'opera avrebbe potuto chiamarsi “Aung San Suu Kyi”, ma ho preferito chiamarla Burma (Birmania) perchè la sua lotta è anche la lotta di un'intera nazione che vorrebbe riacquistare il suo nome (ora è Myanmar) e la libertà dal regime militare di Than Shwe. Per ora Aung San suu Kyi ha riottenuto la libertà ma non si può dire lo stesso per il suo popolo.


Il pannello dorato schizzato da una macchia rossa rappresenta la situazione attuale: un paese (e una donna) segregato sotto la cui tirannia sono compiuti tuttora i più svariati crimini. Il pannello rosso invece è la speranza che prima o poi questa tirannia venga letteralmente spazzata via.
I frammenti di vetro citano una frase di Aung San:

“Le schegge di vetro, le più piccole con la forza tagliente e luccicante di difendersi contro le mani che cercano di frantumarle, possono essere indispensabili per chi vuole liberarsi dalla morsa dell'oppressione.”



Proprio queste schegge sembrano tranciare via la rete metallica che imprigiona tutta l'opera, partendo dal pannello in basso, dalla parola FREE, arrivando ad intaccare la prigionia di Aung San, come è poi avvenuto.
E pensare che, quando ho realizzato questo quadro (quest'estate), era ancora agli arresti domiciliari...


La tipologia di colore utilizzato è acrilico per quanto riguarda la tela e il pannello in basso; il fondo dorato del primo pannello invece è stato realizzato mediante l'utilizzo di uno smalto speciale dall'effetto dorato simil-cromato spray.
Gli altri materiali utilizzati sono: la rete metallica, pezzi di vetro, colla vinilica.
Il ritratto è stato realizzato utilizzando esclusivamente due toni: il rosso e il blu, i colori della bandiera del Myanmar.